La fattoria degli animali: interazione simbolica o metaforica tra mondo animale e mondo politico

- Cultura e stili di vita

Numerosi sono gli esempi di interazione simbolica o metaforica tra mondo animale e mondo politico. Li si trovano nelle opere di Platone, Esopo, Machiavelli, Leonardo, Orwell, solo per citare i casi più famosi. In questo breve video possiamo notare come nella società contemporanea, con la spettacolarizzazione della politica, la supremazia delle esternazioni sulle sue azioni e la natura sempre più patemica e simbolica dell’informazione mediatica, la stretta relazione tra la dimensione politica ed animale nella natura umana risulti ancora più evidente…

Dal Porcellum ai corvi, se la politica si trasforma in fattoria

di Massimo Esposti, Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2015

Anche se nelle ultime settimane i più citati sono stati i corvi che si sono messi a volteggiare sul Vaticano, è indubbio che il ruolo di grande fattoria spetti senza dubbio alla politica, da cui ogni giorno nascono definizioni e spunti gustosi. Giovanni Sarani, ricercatore esperto di media e comunicazione dell’Osservatorio di Pavia www.osservatorio.it partendo da “L’uomo è un animale politico”, come diceva Aristotele, ha provato a farne un’analisi accompagnata anche da un video di “sintesi”.

“Nella storia – dice Sarani – numerosi sono gli esempi di interazione simbolica o metaforica tra mondo animale e mondo politico. Li si trovano nelle opere di Platone, Esopo, Machiavelli, Leonardo, Orwell, solo per citare i casi più famosi. Nella società contemporanea, con la spettacolarizzazione della politica, la supremazia delle esternazioni sulle sue azioni e la natura sempre più patemica e simbolica dell’informazione mediatica, la stretta relazione tra la dimensione politica ed animale nella natura umana risulta ancora più evidente.”

Certo che, vedendo il video, non si può dire che in Italia manchiamo di fantasia. Mentre in altri paesi si limitano un po’.

“Se prendiamo gli Stati Uniti il confronto politico è circoscritto all’asino democratico e all’elefante repubblicano, mentre il nostro scenario si presenta molto più complesso e le specie animali avvistate tra le aule di Palazzo Chigi, Palazzo Madama e Montecitorio sono numerose e differenziate. Come nel peggiore degli incubi descritto nel famoso film di Hitchcock, il parlamento italiano è oggi invaso da numerosi stormi di uccelli: ci sono gufi che cercano di portare cattiva sorte al governo, falchi e colombe che creano tensioni all’interno dell’opposizione, civette che tramano contro i piccoli partiti, piccioni che insidiano i premier e avvoltoi che volteggiano minacciosi sulla testa dei governatori. Non mancano poi quaglie intente a saltare da un partito all’altro, struzzi che nascondono la testa per non vedere i problemi, corvi pronti a sfruttare qualsiasi scandalo per interessi personali, gazze che rubano, oche che giocano e anatre che si azzoppano. Il caos provocato dai pennuti ha raggiunto vette squisitamente surreali con l’avvistamento di “tacchini sui tetti” e “passerotti in mano” ai politici.

Non dimentichi il Porcellum.

No no. I volatili sono solo gli ultimi arrivati nel lungo elenco di specie animali che da tempo hanno trovato dimora a Montecitorio e Palazzo Madama. E se per i cambi di casacca si parla di mercati delle vacche, come Orwell insegna un posto d’onore nella cronaca politica è da sempre riservato ai suini. Anche se l’Italicum ha sostituito il Porcellum, quando c’è qualcosa che non va si insiste nel sottolineare che le “porcate” nel mondo politico non sono finite. Non dovessero bastare gli animali domestici, si segnala la presenza di animali esotici e belve feroci. Ciò accade quando lo scontro politico diventa più acceso, in particolare con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali: ecco allora che gli avversari diventano caimani “da non sottovalutare”, giaguari “da smacchiare”, camaleonti “da rendere trasparenti”, sciacalli, elefanti, oranghi e via di seguito

In questo caotico contesto politico-faunistico non sono rari i casi di capi di governo che, non volendo fare la parte della scimmia, si trovano costretti ad estrarre conigli dal cappello e canguri ‘salta-emendamenti’ per avere la meglio su sorci verdi,lumache, asini cornuti, grilli e buoi parlanti, tutti quanti pronti ad ostacolare il cammino delle riforme.

C’è poca fauna ittica…

In effetti in controtendenza con quanto affermato in merito ai volatili e agli animali terrestri, la stagione d’oro della fauna ittica all’interno dello scenario politico nazionale è invece terminata con la fine della Prima Repubblica. L’apparente scomparsa della balena bianca ha di fatto tolto dalle acque del parlamento l’animale più ingombrante, lasciando un vuoto pressoché incolmabile. Anche i delfini e le trote sembrano ormai animali politici in via di estinzione. Solo spigole e piccoli piranha fanno capolino ogni tanto, ma quasi esclusivamente dai banchi dell’opposizione. Fenomeno piuttosto recente è infine quello dei cosiddetti “animali da affezione”: è il caso dei cavalli di razza, dei cani da polpaccio e di altri amici a quattro zampe messi in campo dai politici per ritrarre affettuosamente i compagni di partito e gli alleati. Questo fenomeno si è via via consolidato, tanto che, con la diffusione nella società contemporanea della fenomenologia dell’autoscatto, anche i parlamentari hanno ceduto alla tentazione di farsi “selfie bestiali” , autoritraendosi con le sembianze di animali. Esternazioni quali “sono un’aquila”, “sono un leone” , “sono una quaglia o “sono una pitonessa” rafforzano la percezione di quanto la simbologia animale è ben lontana dall’essere abbandonata”.

Quindi siamo sicuri che realizzerete presto un nuovo video?

“Secondo lei il materiale ci mancherà?”