Narrazioni e limiti dell’informazione dei media italiani sulle ondate di calore

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Narrazioni e limiti dell’informazione dei media italiani sulle ondate di calore

Il nuovo report dell’Osservatorio di Pavia per Greenpeace Italia analizza la copertura mediatica dell’ondata di calore che ha colpito l’Italia tra fine giugno e inizio luglio 2025, prendendo in esame 131 servizi televisivi, 120 articoli di quotidiani e 136 post Facebook pubblicati dalle principali testate giornalistiche italiane.

Dall’analisi emerge un’informazione spesso discontinua e sensazionalista, che si accende durante i picchi di caldo per poi scomparire, senza offrire un’adeguata contestualizzazione climatica. Solo una parte minoritaria dei contenuti collega esplicitamente le ondate di calore alla crisi climatica globale, e ancora meno affronta le responsabilità antropiche del riscaldamento del pianeta. La narrazione si concentra in larga parte sugli effetti immediati – come i rischi per la salute, gli incendi e i danni infrastrutturali – mentre le soluzioni strutturali, come la transizione energetica e la riduzione delle emissioni, trovano scarso spazio.

Sui social, il tema occupa una porzione marginale della comunicazione delle testate, ma nei commenti degli utenti si osserva la diffusione capillare di narrazioni negazioniste e complottiste, spesso veicolate con toni ironici o sarcastici.

Il modo in cui si parla di caldo estremo può influenzare la percezione pubblica del fenomeno. Un racconto focalizzato solo sull’emergenza, che trascura le cause e le possibili soluzioni di mitigazione, rischia di rafforzare la disinformazione e rallentare l’urgenza di un’azione collettiva. Servirebbe da un lato un’informazione più attenta a offrire una contestualizzazione adeguata delle ondate di calore e un’attribuzione climatica del fenomeno e dall’altro lato servirebbero strategie di alfabetizzazione digitale per contrastare la sfiducia e le distorsioni sempre più diffuse nel dibattito online.

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