Il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che quest’anno coincide con l’80° anniversario della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Il rapporto di ricerca dell’Osservatorio di Pavia “Il racconto delle crisi alimentari tra media tradizionali e social network”, curato da Giuseppe Milazzo e Christian Ghelfi, analizza quanto e come le sfere mediatiche dei social (pagine Facebook) e dell’informazione televisiva (telegiornali di prima serata) parlano di crisi alimentari. Le crisi alimentari vengono rappresentate come emergenze geopolitiche puntuali (legate a conflitti come Ucraina e Gaza), con copertura discontinua, ignorandone la natura strutturale del problema: Accesso al cibo (43%) e Disponibilità (33%), marginalizzando le cause sistemiche e le soluzioni. Lo Spreco alimentare è citato solo nel 10% dei servizi TG. Le immagini delle vittime, spesso bambini malnutriti, appaiono nel 47% dei servizi dei TG.
Come sottolinea Marco Clementi nella prefazione al rapporto ” Quando pensiamo alle crisi alimentari, siamo portati a immaginare delle situazioni di diffusa e grave insicurezza alimentare indotta dalla scarsità di cibo. La FAO calcola che fra il 2000 e il 2021 la popolazione globale è cresciuta molto meno della produzione agricola di colture primarie (del 28,4% la prima e del 56% la seconda), nonostante la superficie arata totale sia fortemente diminuita dall’inizio del secolo. Il numero di persone che hanno sperimentato una denutrizione acuta, però, in discesa dall’inizio del secolo, è cresciuto senza interruzione dal 2015 al 2021, passando da 561,5 milioni a 927,3 milioni”.
Le crisi alimentari chiamano in causa le regole per l’accesso alla terra e la produzione, il commercio e il consumo di cibo. In questo senso, dunque sono “fenomeni intrinsecamente politici”. Rappresentarle nella loro complessità è cruciale “per chi deve formulare ed esprimere preferenze politiche su come prevenirle e governarle”.
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