L’intelligenza ‘media’ artificiale

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L’intelligenza ‘media’ artificiale

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Supponiamo di non saperne moltissimo di Intelligenza artificiale (supposizione quanto mai vicina alla realtà, in chi scrive) e supponiamo di incominciare a sentirne parlare spesso, molto spesso in televisione. Supponiamo di esserci informati negli ultimi due anni e mezzo tramite i telegiornali della sera. Che idea possiamo esserci fatti dell’Intelligenza artificiale veicolata dai media? Come viene presentata l’Intelligenza artificiale dalle principali testate telegiornalistiche italiane? Che importanza ha oggi l’intelligenza artificiale nell’agenda dei telegiornali italiani? Non è questo breve scritto la sede in cui cercare le risposte, tuttavia abbiamo qui voluto raccogliere alcuni dati e alcune prime considerazioni su cui porre le basi per una riflessione futura più approfondita sul tema. A tal fine, abbiamo analizzato i telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 degli ultimi due anni e mezzo (dal 2018 a giugno 2020), per un totale di più di 100.000 notizie. E abbiamo ottenuto alcuni dati piuttosto interessanti. Il primo è puramente quantitativo, e riguarda il numero di volte che il tema è stato affrontato: 337 sono le notizie dedicate dai Tg prime time, direttamente o indirettamente, all’Intelligenza artificiale; negli ultimi due anni e mezzo, un giorno su tre almeno un grande telegiornale di prime time nazionale ha quindi parlato dell’Intelligenza artificiale.

I temi legati all’intelligenza artificiale hanno pertanto un evidente impatto sui media e l’attenzione sembra essere in costante crescita. Alcune testate (il Tg1 in particolare, a seguire il Tg5 e il Tg3) hanno mostrato particolare interesse all’argomento, con un incremento deciso di attenzione nel 2019 rispetto al 2018. Il 2020 presenta un numero apparentemente ridotto di notizie, ma solo a causa del periodo più limitato analizzato e per la forte presenza in agenda delle notizie sul covid-19. Quindi, come mostrano le 60 notizie già registrate nei primi mesi del 2020, l’attenzione si è tutt’altro che spenta.

Delineare quanto venga rappresentata l’intelligenza artificiale sui tg e certificarne l’attenzione non è difficile, avendo a disposizione i dati dell’Osservatorio di Pavia. Più complesso è invece stabilire la ‘reputazione’ di questo concetto, e tracciarne il profilo d’immagine, cioè capire cos’è, cosa fa, come si presenta la IA sui tg. Si parla di robot umanoidi che raccolgono i nostri dati, macchine intelligenti che diventano colleghe di lavoro, automobili senza guidatore, robot cardiologi, algoritmi che scelgono i nostri programmi preferiti, e via di seguito… se dovessimo seguire occasionalmente e distrattamente le vicende dell’IA nelle cronache dei tg (cosa che fanno quotidianamente in media quattro milioni di Italiani) probabilmente ci troveremmo dinnanzi a una sorta di ‘entità’ molto complessa, variegata, ambigua e dall’indubbia ‘personalità schizofrenica’. L’Intelligenza artificiale infatti, tanto per fare alcuni esempi:

Come si nota dalle citazioni che abbiamo estrapolato a caso dai servizi dei telegiornali, l’identità mediatica dell’Intelligenza artificiale narrata dai tg presenta diversi ‘disturbi dissociativi’ e la sua natura contraddittoria è il primo elemento che appare evidente dalla sua narrazione mediatica. Se però non ci limitiamo a una lettura sommaria e impressionistica ma tentiamo un’analisi un poco più approfondita, lo scenario diventa meno incoerente. Attraverso il raggruppamento di segmenti di testo affini lessicalmente, abbiamo rilevato tre distinte aree di significato, che contribuiscono a definire l’immagine mediatica dell’Intelligenza artificiale in maniera più chiara, definita e coerente: l’area economica, l’area strumentale e l’area socioculturale.

L’area economica comprende le tematiche dell’economia e del lavoro e ci spiega come questi argomenti siano centrali nella definizione dell’immagine dell’IA, da un lato evidenziandone il contributo positivo dato alla produttività e all’organizzazione dei processi gestionali, dall’altro sottolineando il rischio sui livelli di occupazione, soprattutto poco qualificata (“automazione”, “fabbrica”). La seconda area, definita strumentale, racchiude i servizi dei tg dedicati al mondo della scienza e alla tecnologia, e i reportage sulle ultime novità tecnologiche, servizi che testimoniano il forte impatto che ormai l’IA ha assunto sui consumi e sugli stili di vita. L’ultima area (sicuramente non per importanza), definita socioculturale, racchiude, invece, i grandi temi etici sollevati dall’IA (rapporto uomo-macchina in primis), affronta gli aspetti psicosociali del cambiamento, e illustra le innovazioni che l’intelligenza artificiale ha indotto o può indurre nell’estetica dell’arte e nella diffusione e nella fruizione della cultura. Se le argomentazioni all’interno dell’area strumentale mostrano un profilo d’immagine tendenzialmente positivo per l’IA, ciò non accade quando invece si parla di IA in ambito economico e socioculturale: qui il dibattito e il confronto sugli aspetti positivi e negativi rimane ancora decisamente aperto.

Il peso delle differenti aree varia a seconda del periodo analizzato e a seconda delle differenti testate giornalistiche. Nel 2018, i temi più approfonditi erano relativi agli aspetti economici dell’IA, Dal 2019 invece l’attenzione si è decisamente spostata sulle implicazioni sociali e culturali delle nuove tecnologie.

 

Le argomentazioni relative all’aspetto socioculturale dell’Intelligenza artificiale trovano ampio spazio nei servizi del Tg1. Più orientato all’area strumentale il Tg5. I temi del lavoro e le implicazioni economiche dell’IA trovano invece maggior attenzione nel Tg3.

Se si analizzano infine i nomi, i verbi e gli aggettivi associati più frequentemente all’Intelligenza artificiale si notano tre interessanti dicotomie

La prima dicotomia riguarda il rapporto tra uomo e macchina, tema ampiamente dibattuto sui telegiornali: quando si parla di intelligenza si parla di “robot”, “macchine”, “sistemi”, ma anche di “persone”, di “uomo”, di “vita” (sì, ‘vita’: è interessante notare come tra le 15 parole più usate per parlare di IA ci sia la vita…). La seconda dicotomia è relativa al rapporto tra presente e futuro: lo si nota analizzando i verbi più ricorrenti, che alternano scenari presenti (produrre, usare, utilizzare…) e futuri (arrivare, vedere, volere…) a testimonianza della dimensione ancora in divenire della materia. Ultima dicotomia interessante si evidenzia dall’analisi degli aggettivi più utilizzati, cioè “primo” “ultimo”, grande”, “piccolo”, una sorta di competizione attiva su più campi tra le varie anime dell’intelligenza artificiale e tra i vari portatori di interesse ad essa associati.

 

Finiscono qui queste prime brevi considerazioni riguardo al profilo d’immagine dell’Intelligenza artificiale nelle tv generaliste, troppo poco per trarre delle conclusioni affrettate. Se da un lato i telegiornali informano sugli aspetti della IA che riguardano la scienza e la tecnica, e dibattono sulle conseguenze delle innovazioni tecnologiche e sulla cultura e gli stili di vita individuali, molti altri aspetti e molte questioni importanti risultano ancora poco approfondite. Per esempio, il tema della conseguenza della gestione dell’Intelligenza artificiale sulla natura, sul mondo, sull’agenda 2030, sull’ecologia del sistema e sui grandi temi dello sviluppo sostenibile. Dalle informazioni frammentarie e a volte contraddittorie offerte dai media risulta difficile capire in che direzione stiamo andando e quali effettivi benefici o rischi l’IA porta alla società e all’uomo. Una lacuna che ci suggerisce la necessità di studi futuri più approfonditi, per far maggior luce sui principali attori e per offrire ai comunicatori strumenti aggiuntivi di conoscenza delle problematiche specifiche legate alla comunicazione di questo vasto, complesso e affascinante tema.

Giovanni Sarani e Vittorio Cobianchi