I cambiamenti climatici nei TG “dopo” il Coronavirus

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I cambiamenti climatici nei TG “dopo” il Coronavirus

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Il 14 luglio scorso la piattaforma AVAAZ.org ha pubblicato una petizione rivolta alla Rai con la richiesta di “mettere in primo piano l’informazione sulla crisi climatica”, ritenendo urgente porre l’attenzione su una situazione che “è ormai emergenza globale” e richiede di “spiegare ai cittadini il pericolo che si sta correndo e diramare con continuità informazione sui comportamenti individuali e gli stili di vita che possono aiutare a ridurre il surriscaldamento”.

A chiunque abbia seguito l’informazione televisiva, durante la Fase 1 della pandemia da Covid-19, non può essere sfuggita la capacità della TV italiana (anche privata) di informare con continuità il pubblico su una situazione di emergenza. Ne abbiamo scritto in un paio di articoli qui, il 5 marzo e il 9 luglio, e parlato in occasione dell’evento Welcome to the New Era. Diversity & Inclusion: Stati Generali post Covid-19, il 19 giugno.
Le prime notizie dei 7 principali TG nazionali del prime time (Rai, Mediaset e la7) sulla comparsa del Coronavirus in Cina risalgono al mese di gennaio. Nei mesi successivi si fanno via via più numerose, aumentando progressivamente con la diffusione del virus in Italia. In particolare a partire dal primo lockdown del 22 febbraio. E raggiungono picchi di attenzione elevatissima, fino ad arrivare a coprire il 91% dell’agenda dei TG, nel mese di marzo.
L’emergenza climatica non ha le stesse caratteristiche di quella epidemiologica che ancora stiamo vivendo, sebbene con progressiva capacità di contenimento, e dunque minor gravità. Anzitutto non è una vera e propria emergenza, poiché non è né improvvisa né inaspettata. Poi è una crisi per certi versi lontana nello spazio e nel tempo. I fatti che la rendono manifesta, come per esempio le elevate e anomali temperature registrate nelle estati più recenti in Siberia, si stanno verificando in zone remote da quelle del nostro vissuto quotidiano. E il “quadro apocalittico a cui l’accelerazione incontrollata nella fusione del permafrost porterebbe inevitabilmente, con fuoriuscite abnormi di CO2 e metano, e di virus letali”, evocato dalla sopracitata petizione, è collocato in un futuro remoto. L’Apocalisse si colloca infatti alla fine del mondo.
L’emergenza Coronavirus è invece una crisi improvvisa e inaspettata, per quanto l’OMS nel 2018 avesse lanciato l’allarme sul rischio di un virus pandemico, dopo la pubblicazione del rapporto Un mondo a rischio redatto dal Global Preparedness Monitoring Board (si veda l’ottima sintesi di Wired, del 14 marzo). E soprattutto è una crisi vicina nello spazio e nel tempo. Il virus ha colpito migliaia di italiane e italiani, in taluni casi in modo letale; ha messo a dura prova il sistema sanitario nazionale; ha impattato sul mondo della scuola e del lavoro. Ha limitato e continua a limitare la nostra mobilità, la nostra accoglienza, la nostra socialità. A partire dal momento in cui si sono manifestati i primi focolai in Italia, a fine febbraio, che è esattamente il momento in cui l’informazione televisiva ha iniziato a coprire estesamente questa crisi. Non a caso. L’emergenza Covid-19 ha infatti tutte le caratteristiche “adeguate” a superare la soglia di notiziabilità dell’informazione: mette a rischio la vita di milioni di persone; interessa la loro quotidianità, in tutti i suoi aspetti; chiama in causa l’interesse pubblico di un intero paese e la sua sopravvivenza demografica, economica, politica e sociale. In una dimensione temporale che è quella del presente o, al più, del futuro prossimo.
Date le differenti caratteristiche delle due emergenze, l’ipotesi da cui partiamo è che la copertura mediatica riservata alla crisi climatica non sia tanto ampia quanto quella riservata al Coronavirus. Nemmeno a partire dalla Fase 2, con la quale, dai primi giorni di maggio, l’Italia ha posto fine al lockdown e si è avviata verso una convivenza con il Coronavirus. Un percorso verso la normalizzazione, ancorché “sorvegliata”, della vita quotidiana, a fronte della quale, ci attendiamo anche una parziale normalizzazione dell’agenda dell’informazione.
Per verificare queste ipotesi, abbiamo analizzato l’agenda dei 7 TG della TV generalista nazionale, tramessi in fascia prime time – ovvero TG1 20.00, TG2 20.30, TG3 19.00, TG4 18.55, TG5 20.00, Studio Aperto 18.30 e TG La7 20.00 – nei mesi di maggio e giugno 2020, cercando di rispondere alle seguenti domande:
1. Qual è l’agenda dei principali TG italiani nei mesi di maggio e giugno 2020?
1.1.quali sono i temi a cui i TG nazionali dedicano più notizie, a partire della Fase 2 e per tutto il mese di giugno?
1.2. Il Coronavirus continua a essere un argomento dominante?
2. Quant’è e qual è l’attenzione dedicata all’ambiente?
2.1. Quante notizie sono riservate all’ambiente?
2.2. Di quali notizie si tratta?
2.3. Rispetto a dati rilevati in passato, si osservano somiglianze o differenze?
3. Quant’è e qual è l’attenzione dedicata all’emergenza climatica?
3.1. Quante notizie sono dedicate ai cambiamenti climatici?
3.2. Quali altre notizie trattano argomenti che interessano in generale la crisi climatica?

L’agenda dei principali TG italiani nei mesi di maggio e giugno 2020

Tabella 1 Distribuzione delle notizie per macro-area tematica nei TG di maggio e giugno 2020

Tabella 1 Distribuzione delle notizie per macro-area tematica

Come risulta evidente dalla Tab. 1, l’agenda dei principali TG nazionali è prevalentemente focalizzata su questioni di Scienza e Salute, che riguardano un quarto delle 6.885 notizie complessivamente trasmesse nei mesi di maggio e giugno. Seguono le notizie di Economia e quelle di Politica e Governo, che danno conto delle attività istituzionali e della pubblica amministrazione, delle dinamiche e relazioni fra partiti, schieramenti e coalizione, a livello nazionale o locale.
L’analisi degli argomenti che compongono queste tre macro-aree tematiche evidenzia che le notizie di Scienza e Salute riguardano prevalentemente le Epidemie (87,7% di 1.674; 21,3% sul totale complessivo; rank 1/73); quelle di Economia, le Politiche Economiche (41,1% di 1.136; 6,8% sul totale complessivo; rank 2/73); quelle di Politica e Governo, la Politica interna (78,5% di 784; 8,9% sul totale complessivo; rank 3/73).
La frequenza e il rank delle notizie classificate sotto l’etichetta Epidemie, che si posizionano al primo posto fra i 73 argomenti presenti nell’agenda dei TG di maggio e giugno, dimostra chiaramente come l’agenda dei telegiornali sia ancora concentrata sul Coronavirus – in particolare su quegli aspetti epidemiologici (contagi, decessi, guariti, diffusione, etc.) che hanno dominato l’agenda dei mesi precedenti, ma in misura decisamente più contenuta. Ragionevolmente, da un lato, per effetto di una significativa diminuzione dei contagi in tutte le regioni italiane, e dunque per una progressiva de-acutizzazione dell’emergenza, perlomeno su scala nazionale, e, dall’altro, per uno scostamento del discorso pubblico, e politico, dalla sfera medico-sanitaria a quella economica e politica. Come confermano i dati di frequenza e il rank delle notizie pertinenti le Politiche economiche e la Politica interna, nonché i dati di maggio e giugno a confronto: le notizie sulle Epidemie a maggio sono 933 (23,6% sul totale notizie del mese), a giugno 535 (16% sul totale notizie del mese); viceversa le notizie sulle Politiche economiche e di Politica interna, a maggio sono rispettivamente 299 (8,4%) e 224 (6,3%), mentre a giugno sono 316 (9,5%) e 242 (7,3%).

L’informazione ambientale

Per quanto riguarda le tematiche ambientali, la Tabella 1 riporta la frequenza osservata per la macro-area Ambiente e natura che raggruppa le notizie classificate sotto due etichette, Ambiente e Natura e animali, che registrano rispettivamente 81 e 50 notizie dedicate, che insieme coprono l’1,9% dell’agenda complessiva. A queste possono essere sommate altre due categorie di notizie tradizionalmente considerate di informazione ambientale dall’Osservatorio di Pavia (si vedano i rapporti Ecomedia 2015, 2016, 2017, 2018, 2019): le Condizioni metereologiche e la Cronaca di disastri naturali, che rientrano nella macro-area tematica Cronaca e che nei mesi di maggio e giugno hanno registrato rispettivamente 12 e 17 notizie, con un’incidenza dello 0,17%, la prima, e dello 0,25%, la seconda, sul totale notizie.
Il confronto di queste frequenze con quelle osservate in periodi di “ordinaria” informazione, dimostra una complessiva diminuzione dell’attenzione dedicata all’ambiente, che negli anni 2015-2019 attesta percentuali intorno al 10% a fronte del 2,32% ottenuto dalla somma di tutte le 4 categorie più sopra citate, nel 2020. Un’analisi più dettagliata dei dati disaggregati per categoria evidenzia però un interessante scostamento nel corso degli anni. Se fino al 2018 prevalgono le notizie di Cronaca, in particolare di Cronaca di disastri naturali, già nel 2019 e ancor più nel 2020, si osserva un’inversione di tendenza con una prevalenza delle notizie dedicate all’Ambiente, come riportato nel Grafico 1.

Grafico 1 Distribuzione dell’informazione ambientale per 4 argomenti e 4 anni a confronto
Grafico 1 Distribuzione dell’informazione ambientale per 4 argomenti e 4 anni a confronto

Per capire la rilevanza di questo cambiamento e comprenderne la portata è necessaria una premessa. Le notizie di cronaca riportano l’accadimento di un fatto, che supera la soglia di notiziabilità e diventa notizia per la sua straordinarietà, nella fattispecie della Cronaca di disastri naturali, configurandosi come un disastro naturale (alluvione, terremoto, etc.). Le notizie che danno conto delle condizioni metereologiche, distinte dalle previsioni meteo, per le quali è prevista una categoria di classificazione a parte, superano la soglia di notiziabilità in genere a seguito di eventi meteorologici che non sono “disastri”, ma che hanno comunque carattere di straordinarietà (per esempio le “allerte” della protezione civile) o come tali vengono presentati, avendo un impatto disagevole sulla vita quotidiana del pubblico o di una parte di esso (per esempio, un’ondata di caldo o di freddo, al nord o al sud Italia).
Le notizie classificate sotto l’etichetta Natura e animali riguardano il mondo naturale e degli animali selvatici o addomesticati, che in genere “fanno notizia” a partire da iniziative che ne promuovono la salvaguardia o eventi che ne minacciano la cura, la vita o la sopravvivenza (come specie). L’informazione classificata sotto la categoria Ambiente riguarda da vicino tutte quelle tematiche ambientali che sono più strettamente correlate con la salvaguardia del pianeta e la crisi climatica: inquinamento, gestione rifiuti, riscaldamento ambientale, cambiamenti climatici e così via.
Come dimostrano precedenti ricerche dell’Osservatorio di Pavia, le notizie afferenti alle prime due categorie si caratterizzano per “una forte componente emotiva ed emergenziale” (si veda in particolare il Rapporto Ecomedia 2016), narrando entro una cornice patemica eventi che meriterebbero una riflessione razionale e un approccio scientifico invece che emotivo. Le seconde due categorie, invece, raggruppano notizie che, pur non mancando di evidenziare criticità ambientali, tendono a conferire loro un quadro più razionale, con approfondimenti supportati da dati e statistiche, e anche a sensibilizzare il pubblico, promuovendo iniziative di associazioni ambientaliste. E’ prevalentemente in queste due categorie di notizie che si concentrano le best practice analizzate per esempio nel sopracitato rapporto Ecomedia 2016.
Ciò premesso, le differenze emergenti dal confronto fra il 2017 e il 2020 attestano sì un calo di attenzione sulle tematiche ambientali (nel senso ampio più sopra descritto), in larga parte spiegato dalla persistente concentrazione dell’agenda dei principali TG nazionali sull’emergenza Coronavirus, ma evidenziano anche, positivamente, un cambio di prospettiva, nella direzione di maggiori servizi di approfondimento e sensibilizzazione (ovvero notizie di Ambiente, Natura e animali) vs. minori servizi di cronaca “emotiva ed emergenziale” (ovvero notizie di Condizioni meteorologiche e Cronaca di disastri ambientali).

La crisi climatica

Nell’ambito di questo quadro complesso, le notizie specificamente dedicate ai cambiamenti climatici sono 23 (14 Rai e 9 Mediaset). Una media di una notizia ogni 3 giorni per render conto dell’innalzamento anomalo delle temperature in Siberia, o in generale, nel circolo polare artico, ma anche in regioni meno remote come per esempio la Val Camonica, dove il ghiacciaio locale è stato “impacchettato” nell’estremo tentativo di evitarne lo scioglimento. Notizie approfondite con focus sulle conseguenze per esempio in ambito agricolo o marino, interviste ad esperti ed esperte di ambiente, e presentazione di iniziative di sensibilizzazione, come la favola a cartoni animati “realizzata da un gruppo di ambientalisti per dire che se si agisce in fretta ci può essere un lieto fine” (TG1 21/06/2020).
Contribuiscono poi a coprire l’attenzione sui cambiamenti climatici 29 notizie sull’inquinamento, atmosferico o marino, e 61 notizie sulla sostenibilità , prevalentemente concentrate sulla mobilità sostenibile, che può essere annoverata fra gli stili di vita “che possono aiutare a ridurre il surriscaldamento”, richiamato nella petizione da cui ha preso spunto questo articolo. Le notizie pertinenti alla mobilità sostenibile sono numerose, 55 in tutto, quasi una al giorno. Un’attenzione elevata spiegata facilmente dalla loro fonte, che è politica. Si tratta infatti di notizie che rendono conto del bonus mobilità varato dal governo, già nella Fase 1 dell’emergenza Coronavirus, per l’acquisto di biciclette e atri veicoli a propulsione manuale o elettrica, al fine di favorire spostamenti individuali più sicuri, rispetto ai mezzi pubblici, e al contempo meno inquinanti, rispetto all’automobile.

Conclusioni

L’avvio della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus ha segnato l’inizio di un lento, per quanto “sorvegliato” ritorno alla normalità che ha impattato anche sull’agenda dei principali TG italiani, con una lenta e parziale normalizzazione dell’agenda. Le notizie pertinenti la dimensione epidemiologica del Covid-19 continuano a coprire un quarto dell’informazione quotidiana, ma la de-acutizzazione dell’emergenza, quanto meno su scale nazionale, segna uno scostamento verso priorità di ordine politico ed economico, come dimostrano le frequenze e il rank delle notizie economiche e politiche. Nell’ambito di un’agenda non ancora del tutto tornata alla normalità, le tematiche ambientali si ritagliano un piccolo spazio, inferiore a quello registrato in periodi di “ordinaria” informazione, come i quattro anni precedenti al 2020 analizzati nei sopracitati Rapporti Ecomedia, ma di migliore qualità. Si registra infatti un cambio di prospettiva, nella direzione di una maggiore frequenza di approfondimenti e buone pratiche di sensibilizzazione vs. una tendenza a fornire informazioni di carattere emotivo ed emergenziale. La crisi climatica ha una buona copertura, con una media di 3 notizie al giorno, prevalentemente concentrata nei TG trasmessi dalla Rai. Si tratta di un’informazione che ne riconosce il carattere emergenziale (“emergenza” è una parola molto frequente), ma sottratta alla dimensione emotiva ed emergenziale nel senso più negativo del termine, ovvero quello di una situazione improvvisa e imprevista, quale la crisi climatica non è, che può indurre a soluzioni facili, guidate da reazioni emotive piuttosto che da politiche ragionate e ragionevoli, le quali necessitano del supporto di un’informazione equilibrata e obiettiva.
Dati e statistiche di due mesi di informazione non bastano certo a individuare tendenze di lungo periodo. Per esempio, l’elevata attenzione per la mobilità sostenibile potrebbe essere l’effetto effimero di una decisione politica nazionale – che come ogni decisione politica nazionale supera facilmente la soglia della notiziabilità – ma potrebbe anche essere il sintomo di una più marcata attenzione dell’informazione verso quelle pratiche di vita individuale che contribuiscono a prevenire l’esito apocalittico di una crisi che può ancora essere governata.

Nota metodologica
I dati contenuti in questo articolo sono il risultato di elaborazioni dell’Osservatorio di Pavia basate sull’archivio indicizzato delle notizie dei TG trasmessi dalle principali reti TV generaliste italiane, ovvero Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale5, Italia1, La7. Le notizie trasmesse da questi notiziari sono costantemente sintetizzate, classificate per categoria tematica e argomento e archiviate in una banca dati, a partire dall’anno 2000. Per la ricostruzione dell’agenda dei principali TG italiani nei mesi di maggio e giugno 2020, i dati sono stati elaborati per macro-aree tematiche e argomento. Per una ricostruzione delle caratteristiche dell’informazione ambientale sono state considerate 4 categorie di argomenti afferenti a 2 diverse macro-aree tematiche (Ambiente e Natura e animali, per la categoria Ambiente e natura; Condizioni metereologiche e Cronaca dei disastri naturali, per la categoria Cronaca), in linea di continuità con le principali ricerche dell’Osservatorio di Pavia sull’informazione ambientale (Ecomedia 2015, 2016, 2017). Per quanto riguarda la crisi climatica si è esplorata l’intera agenda dei mesi di maggio e giugno, ovvero tutte le notizie anche classificate con altre categorie tematiche, facendo una ricerca per key words nel testo di sintesi delle notizie.

Monia Azzalini (Ricercatrice Senior Associata Osservatorio di Pavia)